Regia: Michael Wadleigh
Con: Jimi Hendrix, The Who, Janis Joplin, Canned Heat, Joe Cocker, Santana
Durata: 184 min
Paese: USA
Voto globale: **** 1/2
Voto categ. (document.): *****!Con: Jimi Hendrix, The Who, Janis Joplin, Canned Heat, Joe Cocker, Santana
Durata: 184 min
Paese: USA
Voto globale: **** 1/2
15, 16
e 17 Agosto 1969. Bethel, piccola cittadina dello stato di New York a
pochi chilometri da Woodstock. Un gruppo di organizzatori mette su un
festival destinato a cambiare la cultura pop e del rock n' roll. Un
evento oceanico a cui in teoria avrebbero dovuto partecipare solo
50.000 persone ma che vede alla fine l'arrivo di quasi un milione di
spettatori e 32 band ed artisti di successo. Oltre ovviamente alla
presenza di generose quantità di lsd, cannabis, acidi e altro. Un
festival che si propone di andare al di là di un semplice ritrovo
musicale e di essere invece una vera e propria rottura con le
generazioni del passato, una nuova fase nella storia della convivenza
tra le persone nonché il vero manifesto della utopistica, ingenua e
spensierata stagione hippy e dei figli dei fiori.
Se è
vero che il documentario è la rappresentazione fedele in immagini di
ciò che è accaduto in un dato momento e luogo, allora
quale migliore occasione per un documentario sul leggendario festival
di Woodstock? Oramai entrato nell'immaginario collettivo come esempio
di evento musicale esagerato e senza limiti oltre che ritrovo di una
gioventù che potrebbe essere considerata in fondo, “allo sbando”.
Ma siamo sicuri che ne sia esistita una che non lo fosse? Ottimo
questo lavoro di Michael Wadleigh, a cui partecipa in aiuto regia
Martin Scorsese, che è praticamente contemporaneo al festival
essendo stato realizzato l'anno seguente. Un bel ritratto di quei
giorni sicuramente folli e confusionari, eppure coerenti con gli
ideali che ci si era prefissi di ottenere. Quello che stupisce è che
nonostante la massiccia presenza di allegri fattoni, personaggi
strambi, insegnanti di yoga ma anche tanti semplici ragazzi che fanno
la fila per una telefonata rassicurante alla mamma, ci sia comunque
un reale clima pacifico e disteso. Si avverte una vera e propria
comunità che convive senza attriti e tensioni e questo è davvero
soprendente visto le misure di sicurezza che al giorno d'oggi
sarebbero purtroppo inevitabili e necessarie per organizzare anche
eventi di più modesta portata e diffusione. Intenerisce lo speaker
che al microfono informa che “c'è in giro un acido dannoso al
colore di caffè ma che non è avvelenato, è solo tagliato male e
chi se la sente di provare può al massimo prendere mezza pasticca”.
Oppure le raccomandazioni sul coprirsi per bene in vista di una breve
ma intensa pioggia che si abbattè sul festival il 17 Agosto. Fa
sorridere quando uno dei partecipanti fa riferimento a degli
elicotteri che avrebbero contaminato le nuvole e manipolato il clima
in modo da far piovere. C'erano le scie chimiche a Woodstock? O era
solo il delirio di un allucinato? È bello il fatto di non poterlo
sapere.
Se
esistesse una macchina del tempo una capatina a Woodstock in quei
giorni del 1969 sarebbe sicuramente obbligata. Molto efficace
l'alternanza tra il tanto tempo lasciato alla musica (e c'è una
qualità e varietà incredibile tra gli Who, Hendrix, Joan Baez,
Canned Heat, Santana, Jefferson Airplane, Joe Cocker e molti altri) e
quello dedicato a momenti curiosi, aneddoti ed interviste al pubblico
e agli entusiasti organizzatori, che erano consci delle gravi perdite
e del fallimento finanziario del festival eppure ne parlavano con un
sorriso sincero. I Beatles non parteciparono perché Lennon pose la
condizione di far esibire la Plastic Ono Band che fu invece
scartata. E meno male.