mercoledì 18 marzo 2015

I'M A CYBORG BUT THAT'S OK - Park Chan-wook (2006)

Titolo originale: Cyborgjiman gwaenchanh-a
Regia: Park Chan-wook
Con: Su-jeong Lim, Jeong Ji Hoon, Hie-jin Choi, Byeong-ok Kim, Yong-nyeo Lee
Durata: 105 min
Paese: KOR S                 
Voto globale: **** 1/2
Voto categ. (asia '00): ****


Young-soon subisce un duro colpo quando la cara nonna, che mastica radici e si crede un topo, viene portata via dai “camici bianchi” e rinchiusa in manicomio. La ragazza reagisce allo shock in maniera particolare e si convince di non essere un'umana ma una sorta di robot, un cyborg. Impiegata in una fabbrica di radio, un giorno Young-soon si pratica un taglio nel braccio e vi inserisce dei cavi elettrici. La ragazza prende una forte scossa e viene suo malgrado portata in una casa di cura. Inizia per Young-soon una nuova vita, quella in manicomio, durante la quale si rifiuterà categoricamente di nutrirsi (perchè i cyborg non hanno bisogno di mangiare) ed avrà modo di incontrare simpatici quanto problematici pazienti. Tra loro spicca Park Il-sun, un giovane con tendenze schizofreniche ed antisociali con cui nascerà un'amicizia e forse qualcosa di più.

Park Chan-wook è uno dei registi di punta del cinema sudcoreano e non solo. Celebre è la sua trilogia “della vendetta”, di cui molti ricorderanno “Oldboy” del 2003. “I'm A Cyborg But That's Ok” si distacca completamente dalla produzione precedente di Park, che in questo caso rinuncia alla violenza per abbracciare la leggerezza e la delicatezza di una storia che appassiona fin dai primi minuti. Certo, il film in realtà impiega un po' di tempo a carburare ed è facile esserne spiazziati all'inizio. Parliamoci chiaro, la storia è anticonvenzionale al massimo e sfido a definirla banale! Però questo che allo spettatore curioso appare come uno dei pregi principali del film potrebbe sembrare invece un ostacolo per lo spettatore abitutato a storie più... diciamo lineari. La pellicola tratta la malattia mentale in una maniera spensierata ma poetica, sempre dalla parte dei pazienti di cui scopriamo dettagli delle varie manie ed ossessioni, particolari e caratteristiche e che molto spesso sono di grande aiuto per l'evolversi delle vicende. Geniale la figura dell'uomo con i complessi di colpa e che ha quindi sempre la necessità di scusarsi anche per fatti dei quali non ha alcuna responsabilità, nonché ovviamente il personaggio di Park Il-sun che fin da subito prende a cuore la causa della dolce Young-soon, che cerca di aiutare come può. Il ragazzo ha la fama di essere un gran ladro ed è capace (almeno così si crede) di scambiare la propria personalità con quelle altrui. Il film si basa su trovate grafiche e simboliche. Da segnalare è che il confine tra scene profonde e poetiche e scene grottesche è davvero sottile (basti pensare a tutte scene con la nonna). Ma è proprio questa ambiguità che crea un effetto che funziona alla grande. Come fatto notare da qualcun altro, il film potrebbe nelle atmosfere ricordare “Il favoloso mondo di Amélie”. Ma il film di Park è a mio avviso davvero di un'altra categoria sotto ogni punto di vista. La regia è elegante e folle in certi punti e questo non può che essere un gran un bel complimento. Fotografia bella e appropriata, così come tutto il comparto tecnico. Colonna sonora emozionante ed attori credibili! 

Questo e altri film dimostrano che il cinema sudcoreano è attualmente uno dei più interessanti nel panorama internazionale. Di sicuro parliamo di storie molto spesso fuori dall'ordinario e decisamente lontane dalla cultura occidentale. Ma proprio per questo è necessario dare una chance a film come “I'm A Cyborg But That's Ok”, perché vi si potrebbe aprire un mondo che è davvero un peccato ignorare. Regolarmente snobbato in Italia, non esiste una versione doppiata. Inutile dire che ciò è davvero un peccato, perché l'idea di vedere un film sudcoreano sottotitolato non alletta i più. Tra le scene clou, quelle con la nonna e quelle più oniriche e di immaginazione, nonché tutte quelle dei momenti speciali tra Young-soon e Park Il-sun. Consigliato a chi cerca qualcosa di nuovo e non ha nessun tipo di pregiudizio sul delicato tema della malattia mentale quanto sui film dalle storie fuori dagli schemi. Da vedere più volte!

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