venerdì 5 giugno 2015

LA BALLATA DI STROSZEK - Werner Herzog (1977)

Titolo originale: Stroszek
Regia: Werner Herzog
Con: Bruno Schleinstein, Eva Mattes, Clemens Scheitz
Durata: 115 min
Paese: GER      
Voto globale: ***
Voto categ. (USA life): **** 





Bruno Stroszek è un ungherese trapiantato in Germania. Dopo aver accumulato qualche problema con la giustizia per via del suo essere dedito all'alcool esce, a malincuore, di prigione e torna tra le strade di Berlino per ricominciare da capo. In un bar incontra una vecchia conoscenza, la prostituta Eva, maltrattata dai protettori. Bruno aiuta la ragazza e la invita a trasferirsi a casa sua, lasciatagli libera dal padrone Scheitz. Il vecchio Scheitz racconta ai due di suo nipote, un meccanico che vive e lavora nel Wisconsin. Bruno, Eva e Scheitz decidono di rifarsi una vita in America, senza considerare che il sogno americano non è per tutti.


Werner Herzog firma soggetto, sceneggiatura e regia di un film che altro non è che la parabola di uno sconfitto. Un personaggio non troppo gradevole (ma questo è dovuto alla poca credibilità dell'attore, che non è professionista e si vede perfettamente), ma con cui lo spettatore riesce comunque a stabile un qualche grado di empatia. Una storia abbastanza scarna e priva di particolari approfondimenti sui personaggi, che appaiono un po' abbozzati. Non manca pure qualche momento di troppo, anche se la visione non ne risulta tanto appesantita. La regia non è certo pulita e formale, alternando camera a mano e tagli di montaggio alle volte bruschi e netti. Decisamente meglio la parte “americana” rispetto a quella “tedesca”, vista qualche lungaggine di troppo e il poco interesse suscitato dai protettori di Eva. Convincente invece il personaggio di Scheitz, un vecchio ma ancora speranzoso signore che non ha nulla da perdere, ottimamente interpretato da Clemesn Scheitz, anche lui non professionsta eppure bravo. La ballata di Stroszek risulta riuscito più nelle immagini e nei simbolismi che nei dialoghi, magari anche penalizzati da un doppiaggio non sempre opportuno. Fotografia non eccelsa e musiche country a volte fastidiose, ma che contrastano bene con le situazioni proposte. Davvero molto bella e poetica la scena in ospedale con il bimbo prematuro, che si contrappone, con lo senno di poi, all'inevitabile destino dello sventurato Bruno. Grottesca e amara la scena dell'asta, comunque di grande impatto.


L'impressione è quella di aver assistito ad un film riuscito a metà. Resta molto apprezzabile l'aver descritto una storia di speranza e sconfitta, che distrugge letteralmente il mito del sogno americano. <<Lì in America tutti fanno fortuna, la faremo anche noi>> dice Eva a Bruno, non considerando che la fortuna non è per tutti. Troppo brusco e poco giustificato l'evoluzione del personaggio di Eva, fino ad una uscita di scena esagerata. Inteneriscono Scheitz e i suoi esperimenti sul magnetismo, mentre è proprio Bruno a lasciare spesso indifferenti. Buoni e agghiaccianti la cordialità e il cinismo del delegato della banca. Film da premiare nel messaggio e nei contenuti ma meno nella realizzazione. Si può vedere senza problemi comunque, a patto di essere consapevoli dell'alto potere depressivo del film.

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