Regia: Robert Siodmak
Con: Dorothy McGuire, George Brent, Ethel Barrymore, Kent Smith, Rhonda Fleming
Durata: 83 min
Paese: USA
Voto globale: *** 1/2
Voto categ. (thriller): ****Con: Dorothy McGuire, George Brent, Ethel Barrymore, Kent Smith, Rhonda Fleming
Durata: 83 min
Paese: USA
Voto globale: *** 1/2
In
una cittadina del New England un serial killer sceglie le proprie
vittime in base ad una caratteristica precisa: sono giovani donne ed
hanno tutte un qualche difetto fisico. L'ultima delle vittime viene
ritrovata in una camera d'albergo mentre al piano inferiore è in
corso la proiezione di un film. Si teme quindi per Elena, affetta da
mutismo psicologico, che lavora come cameriera a casa dei Warren.
Intanto le indagini della polizia coinvolgono anche i membri della
casa: il professor Warren, il fratellastro e la vecchia matrigna malata.
Fuori si scatena un temporale ed Elena diventa prigioniera
dell'opprimente villa, mentre ci si interroga su quando il killer
colpirà di nuovo.
Un
bel misto tra noir, horror e thriller firmato da Siodmak, in
questa che è considerata la sua opera più compiuta. Il film ha
davvero tanti spunti interessanti e riesce ad alternare ottimamente
tensione ad inaspettati momenti più leggeri, grazie all'ironia di
qualche personaggio. Protagoniste assolute sono la villa, enorme e
maestosa, piena di anfratti, luoghi bui, dalla camera della madre
malata fino alla sinistra cantina ed Elena, la brava Dorothy Mcguire,
in un ruolo abbastanza difficile. Molto risalto è dato fin
dall'inizio alla componente “impotenza”, nello spefico il
mutismo, che ci viene introdotto dalla scena iniziale, quella della
proiezione del film, muto appunto, e dal personaggio di Elena, resa
quindi vulnerabile e vittima ideale del killer che si aggira attorno
alla villa. La regia è elegante, così come la fotografia, in realtà
normale per maggior parte del film e davvero suberba solo in alcuni
punti (scena in cantina e quella, che dà il titolo al film, sulla
scala), ancora figlia dell'espressionismo e noir a tutti gli effeti.
Inoltre bisogna considerare che la pellicola è del 1945, ben in
anticipo su molte cose. Si può senza dubbio affermare che La
scala a chiocciola abbia non
solo introdotto al cinema la figura del serial killer (anche se
mancano le canoniche indagini della polizia, qui solo abbozzate) ma
soprattutto il mito “della casa”, cioè il film horror/thriller
che si svolge in modo angosciante ed opprimente con pochi ambigui
personaggi nello stesso lugubre luogo.
Alcuni
hanno attribuito alla scelta di un serial killer che prende di mira i
difetti fisici una voglia di “redenzione” da parte del tedesco
Siodmak, quasi a chiedere perdono per l'ancora viva follia nazista.
Una tesi che non mi sento di confermare, ma che è senza dubbio
suggestiva. Molto interessante la figura della madre malata, ferma
nel proprio letto eppure sempre vigile e attenta ad ogni movimento
che accade in villa. Si resta trasportati da Elena ed è naturale
l'immedesimazione nei suoi confronti. Certo qualche difetto c'è, tra
cui il fatto che il killer non sia impossibile da scovare fin da
subito, il che può togliere tensione. Tra i doppiatori anche Sordi.
Da vedere per l'importanza storica.
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