Regia: Andrej Tarkovskij
Con: Aleksandr Kajdanovskij, Anatolij Solonicyn, Nikolaj Grin'ko, Alisa Frejndlikh, Natasha Abramova
Durata: 163 min
Paese: URRS, GER EST
Voto globale: ***** !
Voto categ. (fantasc.): ***** !Con: Aleksandr Kajdanovskij, Anatolij Solonicyn, Nikolaj Grin'ko, Alisa Frejndlikh, Natasha Abramova
Durata: 163 min
Paese: URRS, GER EST
Voto globale: ***** !
In un
mondo spento e monocromatico esiste un luogo inaccessibile, recintato
e sorvegliato dai militari, la Zona, in cui anni prima pare sia
caduto un meteorite e in cui le cose sembrano andare in modo diverso.
Ci sono colori, le vegetazione è rigogliosa, la natura regna
incontrastata. La Zona è un'area vitale e pericolosa per l'uomo
incosciente, ma è benevolente con gli ultimi, gli infelici, quelli
che non hanno più nulla da perdere. Sembra inoltre ci sia, nella
Zona, una speciale stanza in cui è possibile entrare, chiedere
qualunque desiderio ed ottenerlo. Uno Stalker, una guida che si
occupa di portare clandestinamente gente al di là delle recensioni e
condurla nella Zona parte insieme ad un professore di fisica e ad uno
scrittore.
Premetto
già da ora che questa sarà forse la recensione più superficiale
del blog, ma il fatto è che ci sarebbe troppo da dire. Tratto da
Picnic sul ciglio della strada dei
fratelli Strugackij, Stalker è
un capolavoro di Andrej Tarkovskij, un film che allo stesso tempo
riesce ad essere bello, criptico eppure per molti versi molto
chiaro ed esplicito. Dopo un incipit molto compassato, con la
presentazione del personaggio dello Stalker e della sua famiglia,
veniamo subito introdotti al tema della Zona, che nel film è un
posto reale e fisico ma che potrebbe benissimo essere considerato un
luogo simbolico ed immaginario, per certi versi mentale.
Azzeccatissima la scelta dei personaggi: un fisico, quindi un uomo di
scienza che ha per forza di cose il pallino della ricerca della
verità ad ogni costo e uno scrittore senza più ispirazione, un uomo
che crea arte e rifugge dalla verità, perché è mutevole e mai
coerente con se stessa. Tra loro vi è lo Stalker, probabilmente la
figura più complessa. Un uomo che vive il proprio lavoro come una
condanna, una condanna però piacevole dato che per egli ogni luogo è
una prigione ed è solo nella Zona che riesce a trovare quegli attimi
di felicità e pace che non troverebbe mai nel mondo. Stupenda
la riflessione sul fatto che è ciò che desideriamo realmente (ed
incosciamente) e non ciò che sbandieriamo viene realizzato dalla
Zona. Come tutti i
film di Tarkovskij fondamentale è il rapporto con la natura (il
regista lavorò come geologo), che appare come vera costante
protagonista grazie a degli scorci suggestivi e bellissimi che
accompagnano il film. Il vero elemento chiave però è l'acqua:
cascate, fiumi, piccoli stagni, pioggia. Acqua ovunque. Fotografia a
livelli altissimi ed una regia che non può che essere definita
eccezionale, forse una delle cose più belle che si possa vedere.
Davvero.
Stalker
sembra un film che vuole prima
di tutto mettere alla prova lo spettatore, visto che la visione non è
sicuramente una delle più facili ed agevoli. Le oltre due ore si
sentono tutte, ma non affatto per la pesantezza della pellicola! La
durata si avverte in senso positivo, perché ogni singola
inquadratura non è mai sprecata, c'è sempre qualche significato più
o meno accessibile che meriterebbe di essere approfondito nel
dettaglio. Eccellenti i dialoghi dei tre, su cui spiccano le
polemiche tra lo scrittore e il professore, nonché i monologhi dello
Stalker. Finale incredibile con due personaggi in apparenza minori,
ma che in realtà potrebbero essere la vera chiave del film: la
moglie e soprattutto la figlia dello Stalker. L'ultima scena fa
rimanere abbastanza a bocca aperta. Tarkovskij dichiarava di cadere
<<in uno stato di rabbia e disperazione>> a sentire la
domanda <<Cos'è la Zona?>>. Il regista russo rispondeva
che <<La Zona è la Zona, la Zona è la vita: attraversandola
l'uomo si spezza o resiste>>.
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