Titolo originale: Ogni Maledetto Natale
Regia: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Con: Francesco Pannofino, Marco Giallini, Laura Morante
Durata: 96 min
Paese: ITA
Voto globale: **
Voto categoria (natal.): ** 1/2
Massimo vive a Roma, si occupa di
microcredito ed appartiene ad una delle più ricche ed influenti
famiglie italiane. Giulia è una neolaureata in architettura che ha
dei sogni più ambiziosi rispetto a quelli desiderati dalla propria
famiglia, molto folkloristica residente nelle isolate campagne
viterbesi. I due ragazzi si conoscono e si innamorano a pochi giorni
dal Natale. Nonostante le proprie avversioni nei confronti della
festività Massimo accetta di trascorrere la vigilia con la
particolare famiglia di Giulia che, a sua volta, si ritroverà in
qualche modo a casa di Massimo il giorno seguente, a poche ore da un
tanto agognato pranzo messo in dubbio all'ultimo momento da un evento
drammatico e grottesco. Riuscirà l'amore a sopravvivere al Natale,
ma soprattutto alla conoscenza delle rispettive famiglie?
Ciarrapico, Torre e Vendruscolo sono
quei tre geni e talentuosi sceneggiatori e registi che ci hanno
regalato quella perla indiscussa ed indiscutibile che è la serie tv
“Boris”, nata su sky e
poi cresciuta e divenuta mito grazie al passaparola e allo streaming.
Dopo tre stagioni brillanti in cui grazie alle storie quotidiane di una piccola troupe di squallide serie tv si
raccontava tantissimo sulle dinamiche nei rapporti di lavoro, dei
giochi di potere o più semplicemente dei vizi e virtù italiane,
l'esperimento è approdato al cinema con “Boris – Il Film” del
2011. Nel film, il povero Renè Ferretti ha per la prima volta la
possibilità di realizzare qualcosa di bello ed importante, un film
serio: “La Casta”.
Poi tutto però va male, perché i produttori ed il pubblico vogliono
altro. Vogliono un cinepanettone in grado di “sbigliettà”, di
fare botteghino, in cui ci sia una storia semplice e tante tette,
culi e peti. Ora, “Ogni Maledetto Natale” si discosta in maniera
decisa dal “cinepanettone” classico, quello diciamo
dell'immaginario collettivo. Ma c'è da dire che la tendenza dei film
natalizi è cambiata già da un po' (basti pensare a gli ultimi Neri
Parenti). Ma pur cercando di proporre qualcosa di nuovo e diverso,
perché un film natalizio? Sembra quasi che gli autori di “Boris”
vogliano allegramente
contraddirsi o peggio prendere in giro coloro che ritenevano sincere
le loro prese di posizione. Tra l'altro stiamo parlando per giunta di
un film che di natalizio ha poco o nulla. Il Natale è utilizzato
come puro pretesto e non come reale sfondo alla storia (es: quel
capolavoro che è “Parenti Serpenti”).
Togliendo qualche albero e decorazione dalla scenografia il risultato
non cambia. Il film vuole soltanto cercare di raccontare l'imbarazzo
di una coppia nello scoprire che le proprie famiglie, per quanto
lontanissime in ogni aspetto, sono allo stesso modo raccapriccianti!
Cosa che si sarebbe potuta raccontare a Pasqua come a ferragosto.
Conoscendo i tre
registi e con un cast di attori validissimi (Pannofino, Mastandrea,
fratelli Guzzanti, Giallini, Morante) il risultato è davvero
intollerabile. Al di là del fatto che del Natale non è raccontato
nulla, la storia è per molti versi assente. L'esile sceneggiatura
punta tutto su delle sequenze pensate per essere il punto forte del
film ma che in realtà portano solo noia e sconforto. Basti pensare
alla inutile caccia al cinghiale o agli interrogatori della polizia.
Regia basilare, fotografia a tratti molto buona, musiche spesso fuori
luogo. Seconda parte nettamente superiore alla prima comunque, in cui
Guzzanti riesce a strappare sorrisi qua e là. Non mi pronuncio più
di tanto su Cattelan e Mastronardi, di fatto eclissati dal resto del
cast e protagonisti di una storia d'amore di cui allo spettatore non
potrebbe importare di meno. Molto bella la voce narrante di Valerio
Aprea. Ottimo Giallini (come sempre) e molto bravo Mastandrea nel suo
particolare personaggio della seconda parte. Per il resto, si rimane
con un senso di occasione mancata abissale e molti dubbi interiori.
Ma in fondo non è questa, “la Locura”?
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